MORDERE: VOCE DEL VERBO BACIARE

By Nicolò Pasqualini

22 Luglio 2023

Figura 1 “YOUNG CANNIBALISM”, SDAZED, 2022.

Mordere e baciare hanno la medesima e aggressiva valenza coniugativa. Il bacio simula il morso, il morso emula il bacio. Il morso come il bacio oltrepassano le specie e i generi, le famiglie, le classi e i regni: sono il gesto estremo e rivoluzionario per eccellenza mediante il quale si superano e si abbattono gerarchie arbitrarie, frontiere immaginarie e confini inesistenti. Ti bacio così da poterti mordere ancora e ancora, ti mordo perché non posso, non so come baciarti. Ossessione e incomprensione sono dolci narcotici zoetici, propulsori stupefacenti sotto il cui effetto vita e morte danzano e si confondono. Mordere: voce del verbo baciare, ovvero di come il medesimo organo animale sia il mezzo prediletto di coniugazione con e di conoscenza del mondo. Gli occhi mantengono sempre un’irritante e pavida distanza dall’altro con noi.  La vista, a cui diamo specie nella nostra cultura così tanta importanza, è un’esperienza mutilata, infedele, timida e disamorata. Lo sguardo sviene a contatto con il mondo, sfuoca fino a diluirsi e dissiparsi nel buio totale. Sono le labbra ad accogliere, sono le labbra a trattenere, a cercare e afferrare il mondo, la lingua saggia e assapora, esplora, lubrifica e giudica, respinge o insegue ciò che i denti inviteranno a restare in un abbraccio inesorabile. E’ lo stesso gruppo di muscoli, nervi, ossa e legamenti, lo stesso lembo di pelle in noi animali eterotrofi che annienta le distanze con il mondo, che dissolve il distacco tra i corpi, che unisce la materia. Attraverso le labbra il mondo ci entra letteralmente dentro, o meglio esse sono la soglia che scambia aria per un respiro, che baratta fibre per fonemi. Le labbra, la bocca sono un orizzonte epistemologico, un dispositivo cibernetico, biotecnologico che ci consente di masticare la consistenza ibrida dei corpi, di percepire la spirale frattalica in cui la materia è invischiata.

Un morso ad una mela ha cambiato le sorti dell’umana creatura biblica, una mela morsicata è uno dei loghi aziendali oggi maggiormente riconoscibili. Un morso di cinghiale procurò al prode Odisseo una inconfondibile cicatrice mentre il morso di un aspide non lasciò scampo alla celebre Cleopatra. E poi ancora i morsi di Mike Tyson e Luis Suarez, quelli del conte Dracula, di zombies e di soggetti infettati da uno strano virus, il cannibalismo rituale dell’eucarestia cristiana e l’endocannibalismo degli Wari nella foresta Amazzonica del Brasile o dei Forè delle Highlands orientali nella Nuova Guinea. La lotta di Pasteur contro l’idrofobia trasmessa dal morso dei randagi, la pizzica terapeutica per esorcizzare il morso della Tarantola e Paskedda Zau, eroina nuorese che nel 1868 strappa a morsi i documenti che privatizzavano le terre accendendo la rivolta popolare de su connotu.  Il conte Ugolino della Gherardesca, si morde le mani prima di divorare, secondo il Sommo Poeta, la sua stessa prole e di azzannare l’arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini. William Bouguereau nel suo Dante e Virgilio nell’inferno, in primo piano dipinge il morso tra dannati di Gianni Schicchi a Capocchio.

Figura 2 “DANTE E VIRGILIO ALL’INFERNO”, WILLIAM-ADOLPHE BOUGUEREAU, 1850.

Anche dal mondo vegetale emergono strategie di coniugazione che rievocano il morso animale, il caso forse più conosciuto e quello della Venere acchiappamosche (Dionea muscipula, Ellis 1773)  una pianta carnivora originaria del continente americano di cui fu grande estimatore Charles Darwin, il quale non esitò a definire queste Dionee “the most wondeful plants in the world”.

FIGURA 3 “VENUS FLYTRAP’S TOTEM”, SDAZED, 2023.

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La Venere acchiappamosche incarna perfettamente quel connubio tra eros e tanatos, tra bacio e morso, tra gioco e delitto. L’origine del suo nome si inserisce sullo sfondo, oggi per noi altamente discutibile, di uno scambio epistolare tra naturalisti del XVIII in cui si mescolarono un po’ di latino, un pizzico di sarcasmo da osteria con epiteti allusivi in lingua nativa, ottenendo in fine un omaggio a Dionea, divinità legata all’erotismo nonché madre della dea Venere. Del resto sessualità e flora hanno un intimo, intenso e antichissimo rapporto che vibra tra sacro e profano attraverso i secoli, i miti, le arti e le letterature di tutto il mondo.

L’animale è affetto da una dacnomania tutt’altro che patologica. L’impulso di molte specie animali, e non solo animali, di mordere e quindi baciare, di baciare e quindi di mordere, ha una profonda valenza coniugativa e ibridativa: il bacio come il morso sono un atto celebrativo della vita stessa, effusione chimerica e metamorfica della materia.  

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